Il cammeo racchiude in sé lo stile, le filosofie, le credenze che contraddistinguono una determinata epoca. Nel corso dei secoli si è fatto portatore di valori, narratore di storie, custode di segreti, raccontando nelle sue miniature anche eventi sociali e storici.
Alcuni studiosi riconoscono come antesignano del cammeo la scrittura rupestre, per seguire poi con i sigilli, usati sulle lettere, sui contenitori e sulle caraffe. Gli stessi sigilli, per alcune popolazioni, avevano un valore scaramantico al punto da essere indossati, come nel caso dello scarabeo per gli egiziani. Inizialmente gli scarabei venivano incisi sulla steatite, sull’alabastro e la serpentina, per poi essere realizzati anche sulla ceramica, sul calcedonio, sulla corniola e sull'onice.
Popolazioni come i Greci e i Romani, ma ancor prima Etruschi e Fenici, lavoravano le gemme, creando dei veri capolavori in miniatura. I Greci pian piano divennero estremamente bravi nell’arte di intagliare le pietre, dure preziose e semi preziose, come il calcedonio, il diaspro, la corniola, il turchese e la malachite.
A partire da III e II secolo a. C., l’incisione a bassorilievo venne sviluppata grazie all’uso di materiali multicolorati e a più strati. Sono stati i Romani che utilizzando macchinari semplici, hanno dato il via ad un processo più complicato: loro infatti lavoravano all’abbozzo, per poi rifinire i dettagli a mano con dei prototipi di bulino in ferro o bronzo.
Essendo un’opera che nasce dalla mano di un artista la qualità indubbiamente varia in base alla capacità del mastro incisore, ma già nell’antichità si sono distinte opere raffiguranti anche uomini famosi, come nel caso di Alessandro il Grande, ritratti come vere divinità classiche.
Il più noto e di maggior fattura artistica esempio del periodo è la tazza farnese, che deve il suo nome alla famiglia dei Farnese che l’acquistò nel corso del Quattrocento. Si tratta di una tazza in sardonica usata per cerimonie presso la corte egizia e il suo significato era l’allegoria della prosperità del regno Tolemaico d’Egitto.
Quando la cultura greca in tutte le sue forme venne assorbita da quella romana, anche l’arte del cammeo venne assimilata, acquistandone ancor più importanza.
II cammeo entrò a pieno titolo nella gioielleria e molti artisti e artigiani greci si trasferirono a Roma per cercare di soddisfare la grande richiesta di cammei. Una delle opere più importanti risalenti all’epoca romana è la Gemma Augustea, realizzata in onore dell’imperatore Ottaviano Augusto e il Gran Cammeo di Francia, realizzato nel 25 a. C. da Dioskourides.
Dopo il periodo romano, si assiste ad una parentesi buia per il cammeo. Grande influenza l’ha esercitata anche la religione cristiana che ne scoraggiò la realizzazione, anche perché i cristiani non avrebbero più seppellito i propri morti con gli oggetti a loro cari in vita.
È il Rinascimento a riscoprire il fascino del cammeo, grazie alla rinata attenzione per il classicismo, ed è così che le abilità tecniche della realizzazione dei cammei vennero riabilitate, realizzando scene tratte da miti e leggende antiche.
Le conoscenze di un tempo vennero riscoperte e si narra che un uomo proveniente dal golfo di Napoli, iniziò ad intagliare le conchiglie marine, dando vita alla tradizione dell’incisione su conchiglie che sarebbe diventata presto il simbolo di Torre del Greco. Quando nel XVIII secolo vennero scoperte nuove varietà di conchiglie adatte all’incisione, si è assistito ad un ulteriore incremento di cammei incisi su conchiglia.
In Inghilterra la regina Elisabetta introdusse l’abitudine di donare un cammeo, sotto forma di pendente o di spilla, portando la fama del cammeo al culmine nel XVIII secolo. Città come Roma e Firenze attiravano artigiani da tutto il mondo per imparare dalle migliori maestranze l’arte dell’incisione. Ma, la regina che ha legato il proprio nome all’arte dei cammei è stata la regina Vittoria, che ne collezionò di diversa fattura e molto numerosi.