Con il termine corallo vengono definiti tutti gli organismi appartenenti alla classe degli Antozoi, tipo del Celenterati o Cnidari, del genere Corallium e dell’ordine Gorgoniani. Specificatamente, il corallo è costituito da piccole colonie di microrganismi marini, o polipi bianchi dotati di tentacoli.
Le colonie variano di colore, dal rosso pallido al rosso cupo, ma non sono solo rosse. Ci sono colorazioni che sfumano dal rosso arancio al rosa, fino al bianco. Le differenti colorazioni sono dovute alla quantità di Sali di ferro, al carbonato di magnesio, solfato di calcio e ossido di ferro.
Sono conosciute ben 27 colonie corallifere, ma solo alcune di queste vengono impiegate in oreficeria, in particolare lavorate, intagliate e abbinate ad altri materiali preziosi, come l’oro, l’argento, diamanti ed altre pietre.
La specie più nota ed apprezzata è senza ombra di dubbio il corallo rosso, altrimenti nota come corallium rubrium. Si tratta di una specie che prolifica nel mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico, e che è facilmente rinvenibile anche lungo le coste italiane.
Altre specie, come l’Elatius (comunemente denominato anche Cerasuolo o Momo), lo Japonicum (Moro), il Seundum (Pelle d’Angelo o Boké) proliferano soprattutto lungo le coste del Giappone, di Formosa, Hainan e Hong Kong.
Ci sono numerose differenze tra il corallo del Pacifico e quello del Mediterraneo. Esse riguardano principalmente la morfologia e il colore.
Nel Pacifico le colonie formano un vero e proprio ventaglio di dimensioni considerevoli, al contrario, nel Mediterraneo si vengono a formare dei cespugli di dimensioni ridotte. Inoltre, il colore dei coralli provenienti dall’Oceano Pacifico hanno un colore che può variare dal rosso cupo al bianco, con macchie e striature in netto contrasto tra loro.
Colonie e barriere coralline si trovano anche lungo le coste del Mar Rosso, dell’Africa e dell’Australia, ma queste non vengono usate in oreficeria.
I coralli li portano tutti, ricchi e poveri, elevano chi sta in basso, adornano chi sta in alto.
Il mercante di coralli, J. Roth
Il corallo rosso, detto anche corallium rubrium, è una specie endemica del Mediterraneo, sebbene alcune colonie siano state avvistate anche in Portogallo e a Capo Verde.
Riesce a proliferare grazie ad un livello di salinità costante – compresa tra il 28% e il 40% -, al ridotto movimento dell’acqua e alla giusta illuminazione, che non deve essere mai troppo eccessiva. I luoghi più adatti alla proliferazione del corallo sono quindi le zone ombreggiate e riparate dalle rocce, come grotte e strapiombi, a profondità comprese tra i 20/30 metri fino ai 200.
Il corallo ha affascinato sin dai tempi più remoti l’umanità. A lui sono stati riconosciuti da sempre poteri magici e guaritori, e non sono mancate le leggende attorno a questo materiale naturale così pregiato ed elegante. Da sempre gli viene riconosciuto un valore apotropaico nei confronti dei neonati. Secondo la tradizione, i suoi rametti appuntiti erano in grado di “infilzare” l’invidia, allontanando così il malocchio. Secondo la credenza cristiana, il suo colore rosso simboleggia il sangue di Cristo. Non a caso nel medioevo il corallo veniva usato per adornare i reliquiari della Croce. Inoltre, in molte raffigurazioni trecentesche e quattrocentesche di Gesù da bambino, faceva spesso capolino una collana o un ciondolo di corallo. Nel Rinascimento poi, il corallo è comparso spesso in dipinti anche di pittori rinomati, come nel caso della Madonna del Solletico del Masaccio o la Madonna di Senigallia e la Pala di Brera di Piero della Francesco.
Ovidio nel libro IV delle sue Metamorfosi, racconta della nascita del corallo, dal sangue di Medusa quando venne decapitata da Perseo. Medusa, come le altre Gorgoni, aveva la facoltà di pietrificare con lo sguardo. Fu per questo che il suo sangue, una volta a contatto con la schiuma dell’acqua pietrificò alcune alghe, tingendole di rosso.
Ritrovamenti dell’età preistorica, confermano che il corallo sia stato da sempre utilizzato per ornare oggetti e beni di lusso. In epoca romana, l’uso del corallo tendeva alla semplicità. È nell’epoca medievale che il corallo è stato declinato in diverse forme e fantasie, in ambiti sempre più diversi. Nel Rinascimento, il corallo venne utilizzato in particolare per la realizzazione di materiale sacro e religioso.
Bisogna aspettare la fine del Settecento e l’Ottocento inoltrato, perché Napoli e, in particolare, Torre del Greco, leghino indissolubilmente il loro nome a questo prezioso, quanto magico materiale. La cittadina alle falde del Vesuvio deve proprio alla pesca e alla lavorazione del corallo e alla creazione dei cammei, la propria fortuna, al punto che lo stesso Ferdinando IV di Borbone la definì la “spugna d’oro” del suo regno. Non è difficile quindi comprendere il motivo per cui Torre del Greco sia definita anche “la capitale mondiale del corallo”.